La nuova generazione NEET

Sei un giovane tra i 15 e i 29 anni, non studi, non lavori e non frequenti alcun corso di formazione? Forse non lo sai, ma sei un NEET.

Che vuol dire NEET? NEET è un acronimo coniato in Inghilterra nel 2002, sta per Not in Education, Employment or Training e dal 2010 è diventato l’indicatore statistico che serve a individuare quella parte di popolazione che, appunto, non è inserita in un percorso di studi o di formazione e non sta svolgendo un’attività lavorativa.

Per percorso di studi s’intende sia l’educazione scolastica, scuola media e superiori, che gli studi universitari, mentre la definizione formazione comprende tutti i corsi professionali o specialistici, seminari, stage, tirocini e lezioni private, in pratica tutte le attività che mirano ad ottenere l’acquisizione o l’aggiornamento di competenze, tranne l’autoapprendimento. Dal punto di vista lavorativo sono compresi sia gli inattivi, cioè persone che non cercano lavoro né hanno mai svolto alcuna attività lavorativa, che i disoccupati da almeno sei mesi.

La generazione NEET ha dunque una composizione molto eterogenea, sia per titolo di studio che per esperienze nel mondo del lavoro, e soprattutto esistono distinte motivazioni: viene considerato NEET sia chi è attivamente alla ricerca di un impiego sia chi ha rinunciato per motivi personali, ad esempio per dedicarsi alla famiglia o allo svago, passando per i neolaureati in cerca di un lavoro che soddisfi alte aspettative fino a coloro che sono demotivati o sfiduciati nei confronti del mondo del lavoro o del sistema scolastico.

La percentuale di donne e uomini NEET in Italia, secondo i dati Eurostat aggiornati al 2015, è del 25,7%, contro la media europea del 14,4%. L’Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di NEET, segue la Grecia, con il 24,1%, e la Romania, con il 20,9%, mentre il paese con la più bassa percentuale di NEET è l’Olanda, con il 6,7%.
In pratica, un giovane residente in Italia ogni quattro né studia né lavora né partecipa a corsi di formazione. Italiani fannulloni o reale mancanza di possibilità? Il dibattito è acceso: si cerca innanzitutto di capire la reale incidenza del fenomeno, dal momento che a causa del lavoro sommerso i numeri potrebbero essere variabili, e le varie strategie per un miglioramento, considerando che anche l’inattività ha un costo economico.

A tutti quanti suggeriamo di controllare periodicamente tutte le opportunità formative finanziate.