Più “agili” con lo Smart Working

Si chiama Smart Working il nuovo modello di organizzazione del lavoro che sempre più aziende prendono in considerazione nella gestione dei propri progetti: un modello flessibile, senza vincoli spaziali e temporali, che concilia le necessità del datore di lavoro e del lavoratore. Un modello che sembra trovare riscontro sia tra lavoratori dipendenti che freelance, nella pubblica amministrazione, nelle grandi e nelle piccole aziende.

Secondo l’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia sono già oltre 250.000 le persone coinvolte, con un aumento negli ultimi tre anni del 40%.

LEGGI Comunicato stampa del Convegno Osservatorio Smart Working

Smart Working, lavoro “agile”

Smart Working significa letteralmente «lavoro agile», e indica quell’organizzazione dell’attività lavorativa che, posto l’obiettivo da raggiungere, resta flessibile su modalità, tempi e luoghi di svolgimento. Qualcuno vi riconoscerà certamente tratti del cosiddetto telelavoro, che in effetti potremmo considerare l’antenato. In realtà, se ne differenzia proprio per la sua maggior flessibilità e per la portata innovativa: lo Smart Working nasce dalla volontà di conciliare le necessità di datori e lavoratori, di innovare le tradizionali pratiche lavorative, di rendere più competitiva l’azienda per cui si svolge il lavoro con una maggiore produttività.
Le regole dello Smart Working sono state fissate da una legge del gennaio 2016, in cui si è stabilito uguale trattamento economico tra smart workers e lavoratori interni all’azienda e l’obbligo di informazione su rischio infortuni e malattie professionali con copertura INAIL.

Smart Working: lavoro digitale e non solo

Poter lavorare ad un medesimo progetto a distanza presuppone l’impiego di tutte le tecnologie di comunicazione e informazione “moderne”: potrebbe sembrare ovvio sottolinearlo, ma condivisione e comunicazione a distanza sono alla base della creazione degli uffici virtuali. Le competenze informatiche, anche se indispensabili, non sono le uniche che deve possedere uno Smart Worker: utilissime risultano quelle soft skill che concernono l’organizzazione, la puntualità, la flessibilità e l’imprenditorialità

Benefici dello Smart Working

Lo Smart Working ha mosso solo i primi passi, ma i risultati positivi non hanno tardato a presentarsi. L’aspetto più convincente è stata la riduzione dei costi, sia per il lavoratore e per il datore, a fronte di una qualità della performance professionale, come la qualità e quantità del lavoro svolto, addirittura migliorata.
Gli Smart Worker si dichiarano più soddisfatti dei “lavoratori tradizionali”. I benefici si rilevano sia nel campo professionale che personale, e anche se “lavorare a casa” spinge a lavorare più ore, addirittura 40% è entusiasta del proprio lavoro.