Patto per il lavoro: la fase due del Reddito di Cittadinanza

Per ottenere il Reddito di cittadinanza è necessario rispettare determinate condizioni, di cui avevamo parlato in modo approfondito nella Guida al Reddito di Cittadinanza.
La fase 2 del Reddito di Cittadinanza si concentra principalmente su due aspetti: il Patto per il Lavoro e il Patto per l’inclusione sociale. I navigator saranno chiamati a supportare i beneficiari del primo tipo, ovvero coloro che cercheranno lavoro, aiutandoli con il reinserimento nel mondo professionale, mentre il sistema di progetti sociali sarà attivato per gli altri. Nella fase 2 insomma, c’è chi è chiamato a cercare lavoro con l’appoggio dei navigator che sono stati appositamente formati in questi mesi e c’è chi invece beneficerà del Patto per l’inclusione sociale.

Il Patto per il Lavoro

Colui che beneficia del Reddito di Cittadinanza è convocato dai Centri per l’Impiego per stipulare il Patto per il lavoro se nella famiglia almeno uno tra i componenti è in possesso di almeno uno tra questi requisiti:

  • essere senza lavoro da non più di due anni;
  • essere beneficiario di NASpI (ammortizzatore sociale per la disoccupazione involontaria)
  • avere sottoscritto negli ultimi due anni un Patto di Servizio presso i Centri per l’Impiego

Una volta convocato, il beneficiario deve collaborare con l’operatore (il Navigator) e rispettare gli impegni previsti dalle clausole per il Patto per il Lavoro. Tra questi c’è quello di accettare almeno una tra tre offerte di lavoro congrue.
La congruità dell’offerta è definita, secondo l’art. 25 del decreto legislativo 150/2015, in base alla:

  • coerenza tra offerta di lavoro ed esperienze maturate;
  • distanza del luogo di lavoro dal domicilio e tempi di trasferimento con mezzi pubblici;
  • durata dello stato di disoccupazione.

La prima proposta offrirà un impiego congruo entro 100 chilometri di distanza dalla residenza del disoccupato, la seconda entro i 250 chilometri e la terza potrà coprire tutto il territorio nazionale.
La Fase 2 prevede anche che possano essere convocati non solo i beneficiari del sussidio ma anche i componenti del nucleo familiare che rispettino i requisiti previsti all’impiego: maggiorenni, inoccupati e non impegnati in corsi di studio.

Il Patto per l’inclusione sociale

Il Patto per l’inclusione sociale è destinato ai nuclei “non immediatamente attivabili per un percorso lavorativo”, dove:

  • non ci sono bisogni complessi, ma la situazione di povertà non è solo legata alla situazione lavorativa (dunque non è necessario rivolgersi al Centro per l’Impiego);
  • esistono necessità complicate che richiedono un quadro di analisi approfondito.

Il Ministero del Lavoro ha attivato un portale con tutti i servizi e le informazioni per i Patti per l’inclusione sociale. I Comuni sono direttamente coinvolti: il primo passo è un colloquio tra il nucleo beneficiario e l’assistente sociale del Comune di riferimento per valutare bisogni, risorse e aspirazioni.
Da qui si possono sviluppare 4 situazioni:

  • un patto per l’inclusione sociale semplificato, se non si riscontrano bisogni complessi;
  • un patto per l’inclusione sociale che prevede l’attivazione di una Equipe Multidisciplinare per necessità più complesse;
  • attivazione di servizi per bisogni legati alla salute e alla cura della persona;
  • indirizzamento ai centri per l’impiego per sottoscrivere un Patto per il lavoro se la situazione lo consente.

Sulla base dei risultati viene definito un progetto per l’inclusione sociale che il nucleo familiare deve sottoscrivere entro 20 giorni dall’incontro preliminare. Vengono specificati tre aspetti:

  • obiettivi da raggiungere;
  • servizi necessari da fornire;
  • disponibilità a svolgere determinate attività.

Con la Fase 2 del Reddito di Cittadinanza si apriranno quindi scenari diversi a seconda delle situazioni, per chi potrà essere supportato dai Navigator nella ricerca di lavoro e per chi invece riceverà il supporto del Patto Sociale.