Work-Based Learning (WBL), il sistema duale in Italia e in Europa

Il Work-Based Learning è un approccio educativo che integra l’apprendimento teorico con esperienze pratiche sul posto di lavoro.

Coinvolge gli studenti o i partecipanti ad attività lavorative significative, consentendo loro di acquisire competenze, conoscenze ed abilità direttamente applicabili nel contesto professionale. Questo approccio enfatizza l’apprendimento esperienziale, in cui gli individui imparano facendo, osservando e riflettendo sulle proprie esperienze lavorative.

L’importanza della formazione iniziale nel WBL

Il WBL rappresenta l’apprendimento che si verifica in un reale ambiente di lavoro attraverso la partecipazione alle attività lavorative, a prescindere dal fatto che i discenti siano giovani, studenti, disoccupati o occupati e che vengano o meno retribuiti.

La metodologia del WBL può essere utilizzata nella formazione iniziale dei giovani a livello sia secondario superiore che post-secondario e nella formazione continua dei lavoratori.

La formazione iniziale rappresenta uno strumento chiave per sostenere l’occupabilità dei giovani nelle “fasi transizionali” dalla scuola al mondo del lavoro.

I 3 modelli principali del sistema WBL

La Commissione Europea ha individuato nel sistema WBL tre principali modelli. Scopriamo insieme quali sono e in cosa consistono.

Modello 1

Il primo modello, relativo all’apprendistato e agli schemi di alternanza, prevede lunghi periodi trascorsi dagli studenti all’interno delle aziende, in una condizione di totale integrazione nel contesto aziendale. Queste forme di rapporto formativo e professionale sono generalmente regolate attraverso un contratto con il datore di lavoro che prevede una forma di retribuzione. Si tratta di periodi complementari e che si alternano (su base settimanale/mensile/annuale) all’istruzione ricevuta all’interno degli Istituti.

Questi schemi di alternanza o di apprendistato sono in genere conosciuti in Germania e nei paesi germanofoni (Austria, Svizzera, Danimarca) come “sistema duale”. In questi programmi, gli studenti trascorrono un tempo significativo per la formazione nelle aziende. In periodi “alternati”, gli apprendisti acquisiscono conoscenze teoriche di base e tecniche, spesso complementari alle competenze pratiche.

Modello 2

Il secondo modello è il sistema di istruzione e formazione professionale scolastico che include periodi di formazione nelle aziende.

Ci si riferisce a tirocini e work-placement che sono generalmente previsti dai programmi formativi secondari e/o universitari, programmi che sono obbligatori per gli studenti e generalmente corrispondono al 25-30% dell’intero programma di studi intrapreso.

Sono da considerare principalmente come meccanismi efficaci di transizione scuola-lavoro al fine di consentire ai giovani di socializzare e familiarizzare con il mondo del lavoro e quindi agevolare la transizione alla vita attiva.

Modello 3

L’ultimo modello corrisponde alle forme di apprendimento basate sul lavoro che sono integrate nel programma di formazione, quali l’uso di laboratori, cucine, workshop ed altre “simulazioni” dell’ambiente imprenditoriale e professionale. L’obiettivo è quello di creare ambienti di lavoro e vita “reali” ed anche di stabilire contatti di cooperazione con le aziende.

Il modello di formazione duale dei paesi “germanofoni”

Negli ultimi decenni, numerosi paesi in Europa, tra cui l’Italia, hanno investito nella costruzione dei sistemi nazionali di apprendistato, ispirandosi al modello di formazione duale dei paesi “germanofoni” (Germania, Austria, Svizzera, Danimarca).

L’apprendistato, posto al centro del dibattito pubblico italiano sul lavoro dei giovani, è stato promosso come canale privilegiato per l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e, in quanto tale, come strumento potenzialmente in grado di risolvere i gravi problemi della disoccupazione e della inattività dei giovani.

Un incremento di un solo punto percentuale dell’apprendistato ha come conseguenza un aumento dello 0,95% del tasso di occupazione giovanile ed una riduzione di quello di disoccupazione pari allo 0,8%. Lo afferma la Commissione Europea con stime confermate sul piano delle politiche legislative e del lavoro.

Per incoraggiare lo sviluppo dell’apprendistato, la Commissione Europea ha lanciato nel Luglio 2013 l’Alleanza europea per l’apprendistato (che riunisce Stati Membri dell’UE, parti sociali, imprese, altri attori rilevanti e la Commissione Europea) per lo sviluppo di schemi di apprendistato/apprendimento sul luogo di lavoro di elevata qualità.

La crescente consapevolezza che un apprendimento basato sul lavoro possa favorire una graduale transizione dalla formazione al lavoro, ha “rinvigorito” l’interesse nei confronti dell’apprendistato stimolando i paesi europei ad attuare una riforma dei programmi di Istruzione e formazione professionale (IFP) allo scopo di rafforzare il collegamento tra gli istituti di formazione e le imprese.

I programmi caratterizzati da una spiccata componente di WBL rappresentano metodi validi per preparare i giovani ad attività professionali specifiche e dunque favorirne la transizione verso il mondo del lavoro.

WBL, le Politiche attive per il lavoro

Per quanto riguarda il tema delle Politiche attive per il lavoro, il WBL è considerato uno dei fattori fondamentali per ovviare a problemi come la disparità tra domanda ed offerta e l’abbandono della scuola, sfide che il sistema di istruzione e formazione professionale è chiamato ad affrontare.

I soggetti interessati sono gli Stati membri, le autorità regionali e le parti sociali. Un ruolo fondamentale spetta anche agli enti preposti ai processi di istruzione e formazione professionale.

La qualità del WBL è un aspetto centrale per il miglioramento dell’istruzione e della formazione professionale.

Le innovazioni e le buone pratiche di WBL sviluppate negli ultimi anni costituiscono un percorso significativo anche all’interno delle sperimentazioni VET (Vocational Educational Training).

Il WBL valorizza i vantaggi dell’alternanza fra apprendimento in aula ed apprendimento in azienda ed implica pertanto un collegamento tra apprendimento formale, informale e non formale, in correlazione con le istanze particolarmente sottolineate dall’Unione Europea.